Usi correttamente lo smart working nel tuo business? Sai a cosa fa riferimento questo termine e come puoi applicarlo alla tua azienda? Parliamone insieme!
“Smart working” è un termine che si è diffuso a macchia d’olio durante il periodo della pandemia. In realtà questo è un termine improprio, in quanto la corretta definizione italiana sarebbe “Lavoro agile”, ma continueremo a chiamarlo in questo modo in quanto è ormai entrato nel linguaggio di tutti.
Molte aziende, nel corso dell’ultimo anno, si sono ritrovate a integrare una qualche forma di Smart working all’interno della propria realtà lavorativa, ma molto spesso la concezione che si ha di questa nuova forma di lavoro è semplicemente quella telematica.
Per molti, infatti, il termine “smart working” coincide con il “telelavoro”, ovvero la possibilità di lavorare a distanza in alcuni ambiti rimanendo direttamente a casa.
Sebbene questa sia la concezione più comune poiché risolveva l’esigenza di non condividere spazi lavorativi durante la quarantena, in realtà con smart working si intende un concetto un po’ più ampio.
Abbiamo già parlato in passato di come gestire il lavoro telematico, ma oggi ci concentreremo su gli altri aspetti dello smart working che vengono molto spesso ignorati.
Flessibilità di tempo
Smart working non significa solo lavoro a distanza, ma puntare all’aumento della produttività investendo sulla responsabilità dei propri dipendenti e creando le condizioni lavorative ideali affinché possano essere il più efficienti possibili.
Tra queste soluzioni c’è anche una gestione del tempo lavorativo diversa rispetto all’approccio tradizionale del lavoro.
In poche parole, a differenza del modello base che vede un orario prestabilito di lavoro da svolgere in ufficio, lo smart working va a smantellare entrambi questi fattori.
In linea teorica, dando la possibilità al dipendente di scegliere quando lavorare (purché soddisfi gli obiettivi lavorativi), gli si darebbe la possibilità di lavorare esclusivamente quando è più produttivo.
Piuttosto che costringere un dipendente a lavorare dalle 8 alle 14, ad esempio, sapendo che nelle prime due ore della giornata è poco produttivo, potremmo lasciargli la libertà di iniziare a lavorare alle 10 e smettere alle 16.
Questo è solo un esempio, chiaramente, ma è una forma di elasticità che può aiutare ad aumentare la produttività.
I benefici? Un lavoratore più felice ed efficiente che produce risultati migliori. Gli svantaggi? Non tutte le persone sono in grado di gestire questo tipo di elasticità e può essere necessario un periodo di tempo di adattamento per vedere il miglioramento della produttività.
Flessibilità di tecnologia
Un altro aspetto legato allo smart working è la possibilità di utilizzare mezzi tecnologici diversi rispetto a quelli dell’azienda. Quindi un computer personale (magari più performante rispetto a quello dell’ufficio), tablet, computer portatili e altro ancora.
Anche in questo caso, il tentativo è quello di creare le condizioni ideali per un lavoro efficiente per il lavoratore. In alcuni casi, ad esempio, già solo la presenza di due schermi rispetto a uno può fare un’enorme differenza in termini di velocità di lavoro.
Anche in questo caso ci sono dei benefici e degli svantaggi: i primi sono sempre gli stessi, mentre per quanto riguarda gli svantaggi, utilizzare tecnologia non aziendale aumenta il rischio di problemi di sicurezza, in quanto il computer verrà usato anche da altre persone e su una connessione non sicura.
Limiti dello smart working
Questi vantaggi e svantaggi vanno a unirsi a quelli ormai chiari del telelavoro: riduzione di inquinamento, più tempo in famiglia e una gestione del tempo lavorativo migliore al costo di distrazioni maggiori, minor sicurezza e difficoltà a separare il mondo lavorativo da quello personale.
In generale il consiglio è sempre quello: se decidi di applicare un modello di smart working alla tua realtà lavorativa, è necessario investire su un’educazione dei tuoi dipendenti volta alla responsabilità individuale.
Quindi cosa fare e cosa non fare per non mettere a rischio la sicurezza aziendale.