L’era dell’ottimizzazione

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Quando è nata la tecnologia?

Molte persone associano a questa parola solo le scoperte più recenti del genere umano. Magari il settore digitale, diviso tra computer e smartphone, che ha tanti amanti quanti detrattori al giorno d’oggi.

Ma se vogliamo cercare l’origine della tecnologia, dobbiamo spostarci molto più in là nel tempo e addirittura uscire dai confini umani.

Cominciamo con il dare una definizione alla tecnologia: si tratta dell’adattamento degli esseri viventi per piegare l’ambiente circostante alle proprie esigenze.

Quindi la creazione della ruota da parte dell’uomo è una manifestazione della tecnologia, ma anche l’utilizzo di un bastoncino da parte dei primati per catturare le termiti.

Certo, per un essere vivente con un intelletto più avanzato come l’uomo, questo risultato può sembrare risibile, ma rientra comunque nella definizione di tecnologia.

 

 

La nascita della tecnologia

 

Non possiamo quindi definire un anno di nascita né associare la comparsa della tecnologia con una particolare invenzione: l’uomo ha da sempre adattato l’ambiente che lo circondava alle sue necessità. Inizialmente in modo stentato, ma gradualmente con sempre maggior forza.

Siamo infatti passati dal battere due pietre insieme per scheggiarle e usarle come armi a sfiorare l’immortalità nel mondo digitale come abbiamo visto in un precedente articolo.

È sorprendente vedere come si sia evoluta nel corso del tempo la nostra capacità di affrontare diverse sfide e superarle grazie al nostro intelletto.

L’adattamento è la rappresentazione perfetta della natura: alcuni animali, come l’aquila ad esempio, hanno sviluppato una vista prodigiosa per avvistare le proprie prede. Il ghepardo può raggiungere velocità impensabili per un essere umano e l’albatro può volare per dieci anni senza mai fermarsi spegnendo metà cervello alla volta per riposare.

L’uomo non sfugge da questa legge naturale: piuttosto che sviluppare una forza o una velocità inaudita, l’evoluzione ha fatto crescere il nostro cervello.

E l’intelletto ci ha permesso di battere ogni singolo animale nel suo campo di specializzazione.

Non avremo gli occhi di un’aquila o le zanne di un leone, ma abbiamo creato binocoli e armi per sopperire alle nostre mancanze.

Ed è proprio in queste invenzioni, che sono state la scintilla dietro alla vampa incendiaria del genere umano, che troviamo l’argomento di oggi. Ovvero il PERCHÉ dietro la nostra tecnologia.

 

 

Il perché della scienza

 

L’era dell’ottimizzazione

 

Cominciamo con la prima ragione fondamentale dietro il progresso tecnologico: la sopravvivenza.

Come potresti immaginare, infatti, le prime innovazioni come il già citato coltello di selce, vennero create per garantire la sopravvivenza dell’essere umano. Il fuoco venne imbrigliato e piegato al nostro servizio per scaldarci durante l’inverno e cuocere i nostri pasti.

I primi vestiti avevano lo scopo di proteggerci dai pericoli e dai cambiamenti di temperatura. Persino le pitture rupestri servivano a trasmettere insegnamenti sulla caccia e fungere da riti propiziatori.

La sopravvivenza è anche la ragione dietro la tecnologia dei primati: ottenere del cibo è essenziale in natura, tanto quanto difendersi da potenziali predatori.

Per questo in un primo momento questo era il nostro unico perché, a cui trovammo mille risposte per garantire la nostra sopravvivenza.

Quando l’uomo si trovò al vertice della catena alimentare, però, le sue necessità cambiarono. Oltre alla sopravvivenza, che divenne più semplice da ottenere, si cercò di migliorare la qualità della vita.

Piuttosto che cacciare ogni giorno, si crearono i primi allevamenti e coltivazioni. I nostri giacigli divennero più comodi per garantire un sonno ristoratore al riparo da possibili predatori. E i nostri stessi vestiti cominciarono a diventare una manifestazione della nostra personalità, credenze e ceto sociale.

Il terzo perché dietro alla nostra tecnologia è divenuto il lusso: ottenere un risultato o un prodotto non perché necessario per sopravvivere o migliorare la nostra vita, ma semplicemente perché possiamo permettercelo.

Un nostro antenato, ad esempio, rimarrebbe scioccato nel vedere persone che rischiano la vita mangiando cibi pericolosi come il pesce palla, quando ci sono tante alternative tra cui scegliere.

 

Il cambiamento del paradigma

 

È importante notare, però, che nonostante nel tempo si siano trovate nuove motivazioni dietro il nostro progresso tecnologico, nessuna di esse ha mai sostituito l’altra.

Al giorno d’oggi, infatti, continuiamo a vedere invenzioni nate per la nostra sopravvivenza, come ad esempio i recenti vaccini, così come progressi nella qualità della vita e del lusso.

Abbiamo quindi continuato a trovare nuove necessità a causa del nostro intelletto, fino a che non ne abbiamo trovata una che ha plasmato la società in cui viviamo oggi.

Sto parlando, come avrai capito dal titolo di questo articolo, dell’ottimizzazione.

Se la divisione tra sopravvivenza e lusso è netta e facile da comprendere, l’ottimizzazione al contrario ha avuto diverse sfumature nel corso della nostra storia.

Potresti pensare, infatti, che l’allevamento stesso sia una forma di ottimizzazione, passando da un sistema inefficiente a uno più affidabile.

Ma in questo caso si parla di ottimizzazione piegata alla sopravvivenza e alla qualità della vita, quindi non è fine a sé stessa.

Cosa è cambiato negli ultimi secoli? Sebbene questa forma di pensiero sia estremamente tangibile al giorno d’oggi, possiamo vedere le sue radici più in là nel tempo.

La rivoluzione industriale, infatti, ci ha permesso di rendere più meccanico il processo di creazione e distribuzione di merci, dando origine al mondo capitalistico in cui viviamo.

Quello che definisco “era dell’ottimizzazione” è un periodo storico in cui il perché dietro determinate innovazioni tecnologiche è la velocità.

Una velocità che viene a sua volta reinvestita, non per migliorare la nostra qualità di vita ma per renderla più produttiva possibile.

 

Luci e ombre del presente

 

L’era dell’ottimizzazione

 

Come al solito è molto difficile parlare di scienza senza toccare delle sfumature filosofiche, d’altronde la tecnologia è legata a doppio filo alla nostra visione della vita e del mondo.

Ti voglio quindi mostrare qualche esempio di ottimizzazione fine a sé stessa nella nostra società.

Il nostro viaggio comincia con il lavoro: grazie al progresso tecnologico, sia in termini di macchine che di realtà digitali, oggi produciamo dieci volte tanto rispetto al passato.

Secondo Medium.com, infatti, solo la produzione di cibo attuale potrebbe mantenere dieci miliardi di persone, nonostante la fame che continua a colpire le regioni meno sviluppate.

Una produzione enorme rispetto al passato, che continua ad aumentare per far fronte a un numero crescente di persone e a un’enorme quantità di sprechi.

Ma questo aumento della produttività non si trova solo nei settori primari come nella produzione di cibo, in cui possiamo ancora una volta identificare la nostra sopravvivenza.

Realtà in cui i prodotti e i servizi sono di minore importanza hanno goduto della stessa ottimizzazione, ma nonostante la produzione sia aumentata, le ore di lavoro sono rimaste le stesse.

Se un tempo producevamo 10 in 8 ore, ora non ci accontentiamo di produrre 10 in 4 ore e godere del tempo libero, ma puntiamo a produrre 20 in 8 ore.

Per il successo, per la ricchezza, per la fama… mille ragioni che ci spingono dentro un circolo vizioso in cui finiamo per ottimizzare il tempo solo per avere ancora più tempo da ottimizzare.

Se il lavoro è in parte comprensibile, però, poiché investire parte del nostro tempo ci permette di avere i soldi per mangiare e una casa, è strano vedere questa ottimizzazione anche nelle altre parti della nostra giornata.

Il forno a microonde è una perfetta rappresentazione di questa velocità: infatti si tratta di uno strumento utile solo a velocizzare il processo. Il cibo cotto in questo modo non è né più buono né più sano, ma ci permette di risparmiare tempo.

Il tempo viene sempre reinvestito nella produzione: che sia studio o lavoro, la nostra vita ormai ruota attorno a questi due elementi.

Se idealmente dovremmo lavorare per avere i mezzi necessari al fine di vivere una vita piena e coltivare le nostre passioni, anche queste vengono velocizzate.

I libri stanno lasciando lentamente posto agli audiolibri, poiché in una società basata sull’ottimizzazione e la velocità non c’è spazio per un lusso come il sedersi e leggere. Gli audiolibri o i podcast possono essere ascoltati mentre facciamo altro, così da ottimizzare anche quel tempo.

Vivere una vita in questo modo può essere stressante: sempre più persone sperimentano impatti sulla propria salute mentale, tanto da vedere un aumento di milioni di casi all’anno ancor prima di un evento drammatico come la pandemia.

Comprendo benissimo che sottrarsi alla realtà in cui viviamo può essere difficile, ma il mio invito è quello di cercare di ottimizzare il meno possibile il tuo tempo libero. Leggi un libro, ascolta un album, guarda un film. Fai ciò che ami senza pensare a ciò che dovrai fare in seguito, concentrandoti sul momento che stai vivendo.

Il tempo è il bene più prezioso del mondo, per questo è essenziale investirlo sulla tua felicità, anche se questo ti renderà meno ottimizzato.

 

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