Chi ha inventato il computer? Continua la nostra rubrica sull’origine delle invenzioni che condizionano la nostra vita quotidiana. Nei precedenti capitoli di questa serie abbiamo visto come è nato Internet e come siamo arrivati agli smartphone moderni, e non c’era metodo migliore per completare questo trittico se non parlare del computer.
Strumento messo un po’ in secondo piano dall’avvento degli smartphone (ogni anno la navigazione da mobile diventa più frequente rispetto a quella da computer), ma che rimane comune insostituibile in tanti settori.
Ma come siamo arrivati ai computer di oggi? E chi è il padre del computer? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Chi ha inventato il computer? Tanto tempo fa…
Una cosa che ha sorpreso i nostri lettori è stato scoprire che Internet venne teorizzato molto tempo prima della sua effettiva realizzazione ma questo non è un caso atipico nella storia della tecnologia e del progresso umano.
Infatti spesso le grandi menti sono proiettate verso il futuro e teorizzano delle scoperte che non possono essere sostenute dalla tecnologia dell’epoca.
Ecco perché non dovrebbe sorprenderci scoprire che il padre del pc, ovvero chi ha inventato il computer, non è un anziano ingegnere in pensione, ma un matematico nato nel ‘700!
Nel 1791, infatti, nasceva Charles Babbage che sarebbe stato ricordato nel tempo come il padre del computer moderno: non solo formulò una teoria dietro al primo computer meccanico, ma riuscì a crearlo pur essendo limitato dalla tecnologia dell’epoca.
Ma da dove nasce questa idea? L’origine del computer è vecchia come il tempo stesso, in quanto in tutte le culture che hanno vissuto sulla Terra è nato il bisogno di creare dei sistemi di computazione, ovvero di calcolo che ci permettessero di scandire il passaggio del tempo (basti pensare agli antichi calendari) o semplicemente di contare (come gli abachi, che permettevano calcoli fino ai miliardi).
Con il tempo è nato quindi il desiderio di raccogliere i sistemi di computazione e automatizzarli, così da rendere possibili (e velocizzare) calcoli complessi, tanto che delle prime macchine calcolatrici si trovano già nel diciassettesimo secolo, con la macchina di Pascal e quella di Leibniz (1645 e 1672).
Dal computer analogico a quello digitale
Il processo tecnologico l’abbiamo imparato da tempo: da un’invenzione ne segue un’altra che ne perfeziona o ne rivoluziona un aspetto, come una scala che si dipana gradino dopo gradino.
Ecco quindi che dopo aver scoperto chi ha inventato il computer, la nostra storia non si ferma così: nei successivi 150 anni i computer analogici subiscono delle continue evoluzioni, divenendo delle macchine molto potenti ma anche ingombranti (sono famose le foto di questi computer immensi che occupano delle intere stanze) e tristemente è necessaria la guerra per spingerci ulteriormente avanti.
Nel 1938, infatti, si ha la nascita di un computer elettromeccanico che presentava delle dimensioni ridotte: il Torpedo Data Computer, come suggerisce lo stesso nome, era abbastanza piccolo da poter essere integrato nei sommergibili per permettere il lancio di siluri contro bersagli in movimento.
Ne seguirono lo Z2 (1939 in Germania) e lo Z3 (1941) che rappresentarono un grande passo avanti verso i computer moderni, grazie anche alla frequenza del processore che raggiungeva i 5-10Hz.
Ma il padre del computer moderno che conosciamo tutti è probabilmente Alan Turing, che lo formulò nel 1936 e il percorso sarebbe stato lungo ed elaborato per arrivare alle macchine potenti e compatte di oggi.
Abbiamo preferito non entrare troppo nel dettaglio per non confondere i nostri lettori in quanto ci sarebbe molto da parlare su un’invenzione che attraversa secoli di cambiamenti, ma è innegabile che sia interessante scoprire il collegamento tra i nuovi computer e gli strumenti di calcolo utilizzati nella preistoria.