Cos’è la tecnologia come estensione del corpo? Saremo presto tutti cyborg? L’uomo del futuro vedrà oltre ogni previsione? Scopriamolo nell’articolo di oggi.
In passato, proprio su questo blog, abbiamo parlato di come la scienza e il progresso tecnologico abbiano cambiato radicalmente la nostra società. Abbiamo parlato anche di come la medicina e la sua evoluzione abbiano avuto un impatto enorme sull’aspettativa di vita delle persone.
Ma più una vita è lunga, maggiori sono i rischi di incorrere in infortuni o perdere capacità che un tempo davamo per scontato. Ecco, quindi, che ci sono persone che si chiedono cos’è la tecnologia come estensione del corpo. Un termine che può indicare un certo numero di cose diverse, le quali cercheremo di analizzare nel corso di questo articolo.
Cos’è la tecnologia come estensione del corpo? Gli Esoscheletri!
Cominciamo a parlare di una realtà che sta avendo luogo già in questo momento: nel corso degli anni abbiamo cercato delle soluzioni per creare degli esoscheletri che permettessero di sollevare pesi maggiori e compiere imprese impossibili per una singola persona.
Non siamo ancora arrivati al livello dei Mecha che imperversano le serie animate giapponesi o i film come Avatar, ma già oggi è possibile trovare degli esoscheletri che potenziano le capacità umane.
Già dal 1890 si parlava di sistemi di supporto meccanicizzati (come quello ideato dall’ingegnere russo Nicholas Yagn) anche se allora avevano delle funzionalità molto limitate.
Nel corso degli anni abbiamo sviluppato tecnologie sempre più all’avanguardia e veloci, permettendo di spostare carichi pari al quintale (come nel caso del Lifesuite Prototype 14).
In questo caso, cos’è la tecnologia come estensione del corpo? Gli esoscheletri possono essere applicati in campi diversi: da quello medicinale, fungendo da supporto per il corpo della persona, a quello militare (tristemente ogni tecnologia può essere piegata al grande mercato bellico), passando da quello civile a quello industriale.
Si parla di estensione perché praticamente si riveste fisicamente il corpo di una persona con un sistema modellato su di essa e che ne emula i movimenti, al contrario di quello che potrebbe fare un muletto.
Estensioni del corpo e Cyborg
Parlando di estensioni e innesti, chiaramente l’immagine che viene in mente a molte persone è quella promossa da film e videogiochi fantascientifici: realtà in cui parti del nostro corpo vengono sostituite da alternative robotiche ed elettroniche, dotandoci di poteri e capacità fuori dal comune.
In questi termini, si parla di due potenziali situazioni: da una parte troviamo l’innesto atto a ovviare una mancanza, come potrebbe essere la protesi utilizzata nel caso di un arto mancante o un organo artificiale che va a sostituire quello difettato.
Quando si parla di una sostituzione, lo scopo è quello di offrire una funzione il più simile possibile a quella originale.
C’è però anche un’altra corrente di pensiero, che parla di innesti da un punto di vista di potenziamento umano: componenti elettronici e robotici, quindi, che permetterebbero a una persona di compiere azioni altrimenti impossibili per un essere umano.
L’idea di un chip neurale che colleghi l’essere umano alla rete, ipotizzato da Elon Musk, è un esempio di tali potenziamenti, perché permetterebbe di aggiungere una nuova “funzione” al nostro corpo. Così come innesti ottici che possano permettere una visione “aumentata” della realtà, con la possibilità (ipotetica) di registrare ciò che vediamo e ottenere informazioni in tempo reale.
Innesti muscolari e scheletrici potrebbero aumentare la nostra forza, velocità e resistenza. Chiaramente siamo lontani da questa realtà e la maggior parte delle ricerche in questo campo sono indirizzate ad aiutare persone affette da condizioni che ne impediscono una vita normale, piuttosto che potenziare coloro che già la possono condurre.
Nonostante questo, nel 2010 è stata fondata la Cyborg Foundation in risposta all’enorme interesse globale delle persone all’idea di ottenere potenziamenti e divenire, effettivamente, dei cyborg.
Qui si pone un quesito filosofico simile alla nave di Teseo: sostituendo via via le parti originali con nuovi componenti, perderemmo parte della nostra umanità? E qual è il limite di questo pensiero, poiché non consideriamo meno umana una persona con una protesi, d’altronde.