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Accetteresti mai un microchip nel cervello? Quali vantaggi e svantaggi potrebbe avere una scelta di questo tipo?

Accetteresti mai un microchip nel cervello?

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Accetteresti mai un microchip nel cervello? Quali vantaggi e svantaggi potrebbe avere una scelta di questo tipo?

Il nostro punto di partenza è il Neurolink, un microchip sviluppato dal team di ricercatori di Elon Musk, che permetterà di collegare la mente umana e il computer. Come hanno fatto molti scrittori di fantascienza prima di noi, vogliamo quindi portarti in un viaggio per determinare se una tecnologia di questo tipo sarebbe un bene o un male.

 

Elon Musk e il Neurolink

 

Cominciamo dalle basi: chi è Elon Musk? La risposta a questa domanda potrebbe imitare quella data da Tony Stark nel film Avengers: scienziato, miliardario, personaggio di Internet e pioniere spaziale. Oltre a cercare modi per portare la vita umana oltre i confini della Terra, il buon Elon Musk è convinto che il futuro del progresso tecnologico si trovi dentro di noi.

Non in modo filosofico, ma letterale: per rimanere al passo con il progresso, infatti, sarà necessario potenziare le nostre capacità cerebrali. Ed è qui che entra in gioco il già citato Neurolink.

Tecnicamente le prime applicazioni di questo microchip avverranno in campo medico: agendo direttamente sul cervello, il dispositivo permetterà di correggere condizioni e limitazioni al momento irreversibili.

Parliamo di microchip e cervello: prima di dare una risposta alla domanda fondamentale che ci siamo posti in precedenza, cerchiamo di capire quali potrebbero essere in futuro le applicazioni di una tecnologia di questo tipo.

Per fare questo, ci baseremo sulle scoperte di Elon Musk ma anche su quello che ci ha insegnato la fantascienza negli ultimi sessanta anni.

 

 

Microchip e Medicina

 

Accetteresti mai un microchip nel cervello? Quali vantaggi e svantaggi potrebbe avere una scelta di questo tipo?

 

Il primo campo è proprio quello medico: lo scopo del Neurolink, come abbiamo visto, è quello di risolvere condizioni che hanno la propria origine nel cervello. Quindi determinati casi di cecità, paralisi e mutismo, per dirne tre.

Ma idealmente possiamo estendere questo concetto a molte più applicazioni nel campo della medicina, arrivando addirittura a prevenire le malattie.

Immaginiamo infatti un microchip che monitori in tempo reale il nostro corpo: ogni volta che si presenta una condizione sfavorevole di salute, il nostro organismo reagisce in un modo specifico. Aumentano i globuli bianchi, calano le piastrine, aumenta il potassio nel sangue e molti altri sintomi.

Non per niente uno dei modi più usati per determinare lo stato di salute di una persona è proprio l’analisi del sangue.

Nonostante questo, pochissime persone si fanno regolarmente un’analisi del sangue e talvolta sarebbe meglio scoprire un problema appena questo insorge, senza aspettare.

Ed ecco dove entrerebbe in gioco il nostro microchip: monitorando continuamente il nostro sangue, il nostro battito cardiaco e il nostro respiro potrebbe segnalare immediatamente un problema nel nostro organismo.

È facile immaginare che in un caso di questo tipo, quante vite potrebbero essere salvate quotidianamente: i tumori potrebbero essere affrontati sin dalla nascita della prima cellula, un infarto potrebbe essere previsto con largo anticipo e forse bloccato sul nascere.

In un articolo precedente abbiamo parlato di immortalità e dei modi che potrebbe avere a disposizione l’uomo per raggiungerla. E anche oggi come primo aspetto legato al microchip abbiamo parlato della salute, poiché la fragilità della vita umana è una delle più grandi incertezze sin dalla notte dei tempi.

Incertezza che viene percepita con ancor maggior forza in questo periodo difficile che stiamo vivendo.

 

 

Microchip e potenziamento celebrale

 

 

In quale altro modo potrebbe funzionare un microchip nel nostro cervello?

Per rispondere a questa domanda, ricordiamo un episodio di Black Mirror, serie fantascientifica su Netflix. In un episodio veniva infatti mostrato un futuro ipotetico in cui le persone avevano un chip installato al loro interno, il quale permetteva di accedere a una memoria perfetta.

Si sa che il sistema di ricordi è molto elaborato e mentre il cervello registra continuamente tutto ciò che ci succede attorno, ci ricordiamo solo degli elementi più importanti in un dato momento.

Ma se potessimo accedere ai ricordi grazie al microchip, non solo potremmo rivedere all’infinito ogni ricordo perfettamente come è avvenuto, ma potremmo addirittura rivivere una scena della nostra vita.

Un esempio di questo tipo è fornito in un’altra serie tv fantascientifica per ragazzi chiamata Kyle XY. Grazie a un cervello avanzato, il protagonista è in grado di rivivere ogni momento della sua vita usando la sua sfera sensoriale all’interno dei ricordi.

Può camminare, sentire profumi e toccare le persone nei suoi ricordi: tutto questo, per quanto assurdo, potrebbe essere accessibile in un remoto futuro grazie a un microchip di questo tipo. Si tratterebbe di rielaborare i ricordi per esprimerli in forma di simulazione.

D’altronde tutto ciò che proviamo nel corso della vita, ogni cosa che tocchiamo e ogni cibo che assaggiamo, vengono percepiti come tali a causa di un impulso elettrico nel cervello: imitare un impulso di questo tipo potrebbe mostrarci una realtà esattamente identica a quella che viviamo ogni giorno, senza renderci conto che sia una simulazione.

Naturalmente, quando si parla di condizionare ricordi e pensieri e si entra nel campo della simulazione, nascono un sacco di dubbi e incertezze.

Sebbene siano passati 22 anni dall’uscita di Matrix al cinema, il senso di disagio che ci aveva trasmesso quel film è rimasto ancorato nella nostra mente.

Il primo pericolo è quello di vivere nei propri ricordi: come diceva un anziano e saggio stregone in un noto romanzo per ragazzi: “Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.”

Ma una frase del genere è più facile da capire a livello teorico che da applicare. Per una persona che ha perso un proprio caro, la tentazione di passare ancora un momento al suo fianco come se non fosse successo niente sarebbe troppo forte.

Perché vivere in un presente in cui il dolore è straziante quando puoi rifugiarti nel passato? Non possiamo sapere che impatto una cosa del genere avrebbe sulla nostra psiche e quante persone finirebbero per rifugiarsi in un’illusione.

Il secondo problema di una tecnologia simile è quello che probabilmente causerebbe più paranoia: se il microchip può farmi vivere un momento della vita come se fosse reale e se fosse impossibile riconoscere una simulazione dalla realtà, come posso sapere che qualcuno non l’abbia manipolato per mostrarmi ciò che voglio?

Come faccio a sapere che la vita che sto vivendo sia effettivamente vera e non una simulazione?

Certo, Matrix ci insegna che neanche adesso possiamo saperlo con certezza, ma da questo punto di vista l’installazione di un microchip sembra rendere più probabile questa eventualità.

 

 

Microchip e funzioni avanzate

 

Accetteresti mai un microchip nel cervello? Quali vantaggi e svantaggi potrebbe avere una scelta di questo tipo?

 

Quante volte hai assistito a qualcosa di eccezionale ma non hai fatto in tempo a registrarla?

Sembra impossibile in un mondo in cui passiamo la maggior parte del tempo con un telefono in mano dotato di telecamera, ma più di una volta abbiamo desiderato avere una telecamera negli occhi. Piccoli fugaci momenti della vita quotidiana che ci fanno sorridere o ci meravigliano e che non possiamo condividere con gli altri.

Immaginate se il microchip, invece, registrasse continuamente ciò che vediamo: se tutto venisse salvato in cloud e potessimo in ogni momento accedervi e condividere il tutto sui social.

Anche qui possono nascere delle preoccupazioni sulla privacy, ma quanti crimini potrebbero essere risolti se tutto venisse costantemente registrato? Quanti momenti unici nella vita potremmo rivivere invece di vederli sbiadire nella memoria?

Da un lato filosofico, però, è lecito chiedersi se questi momenti unici rimarrebbero tali. Poterli rivedere in qualsiasi momento e condividere con altri, non li renderebbe normali e meno speciali?

La registrazione di una stella cadente o la foto incredibile fatta con il giusto tempismo, non sono eccezionali proprio perché sono un’eccezione?

Potremmo utilizzare l’esempio dell’oro: metallo prezioso per eccellenza, ma questo suo valore non è dato proprio dalla sua rarità? Se tutti i sassi del mondo fossero oro puro, il suo valore sarebbe terribilmente basso.

 

Infine, esiste anche un’altra eventualità: un microchip nel cervello potrebbe permetterci non solo di recuperare sensi perduti, ma di potenziarli.

Immagina di avere la vista di un’aquila, di poter pesare un oggetto semplicemente tenendolo in mano, di poter rilasciare adrenalina volontariamente quando hai bisogno di forza.

Chi può dire in che modo potremmo potenziarci utilizzando un mezzo simile, ma il rovescio della medaglia, nel creare una società di super uomini e donne, quale sarebbe?

Innanzitutto, che questo incredibile balzo evoluzionistico ci colpirebbe solo in un primo momento: quelle che abbiamo elencato non sono capacità che condizionerebbero la nostra vita quotidiana e verrebbero principalmente usate nel campo lavorativo.

Avremmo quindi una società ancora più ottimizzata, come abbiamo visto in uno degli ultimi podcast, ma la nostra vita non sarebbe necessariamente migliore.

Inoltre, in un mondo di persone dalle capacità eccezionali, coloro che non vogliono impiantarsi un microchip diverrebbero velocemente svantaggiate rispetto alle altre, tanto da rendere l’innesto sempre meno una scelta.

Immagina una realtà in cui sai che avere un microchip impiantato ti permette di avere determinati vantaggi e benefici: non lo faresti installare anche a tuo figlio? Quale genitore farebbe vivere un bambino in una condizione disagiata rispetto agli altri fino alla maggiore età?

 

Quello che ti abbiamo proposto in questo articolo non è né un elogio nei confronti dell’evoluzione tecnologica né un rifiuto, quanto un puro esercizio di immaginazione. Esercizio utile per vedere la necessità di analizzare pro e contro di ogni cambiamento, prima di accettarlo ciecamente.

 

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